Di Riccardo Petrella – Sono giorni di grande agitazione e di forti pressioni contrastanti. Molti di noi abbiamo grandi esitazioni su cosa pensare e come reagire: le speranze e le gioie si mescolano con i timori, le delusioni, il dolore . Una cosa mi pare certa: più i dominanti affermano che siamo vicini all’orizzonte della pace e della giustizia più esse si allontanano.. Siamo tutti sinceramente entusiasti della cessazione (temporaria) della totale distruzione della città di Gaza (ormai restava pochissimo da distruggere!),del rilascio degli ostaggi e del ritiro parziale dell’esercito israeliano dai nuovi territori occupati, così come dell’autorizzazione (sic!) israeliana dell’entrata nella striscia di 400 camion di viveri su due mila. Credo che pochi dimenticheremo le immagini apocalittiche di questi ultimi giorni di centinaia di migliaia di Palestinesi in cammino, prima in esodo da Gaza e poi di ritorno a Gaza per ritrovare le loro case (!) e i corpi di diecimila dispersi dei loro cari verosimilmente seppelliti dalle macerie.
Però, se gli USA e lo Stato di Israele, con la complicità cinica della maggioranza degli Stati europei e di alcuni Stati arabi mediorientali, imporranno l’applicazione delle fasi successive previste dal cosiddetto “piano di pace” proposto dagli USA di Trump (che invito a leggere nei dettagli) la situazione sarà nuovamente drammatica marcata dalla sparizione a termine dell’idea di uno “Stato palestinese” sovrano (l’ANP della Cisgiordania non è che una cattiva idea di quel che dovrebbe essere uno “Stato”), e dalla creazione di un’autorità politica internazionale, presieduta dal presidente degli Stati Uniti, incaricata di realizzare e far rispettare il piano di ricostruzione di Gaza. Questo, come sappiamo, prevede una grande operazione immobiliare di trasformazione della regione di Gaza in una “Costa Azzurra” per le classi ricche di Israele e dei paesi arabi della regione pronti a stabilire dei rapporti di buon vicinato tra loro. Un’operazione concepita da un consorzio internazionale finanziario guidato da un’impresa del genero di Trump e il sostegno (più di due miliardi di dollari) da parte dell’Arabia Saudita. Non a caso, il genero di Trump figura tra i protagonisti dei negoziati di queste settimane in vista del piano azione per la pace.
Ed i Palestinesi, la Palestina in questo scenario ? Forget about. Al meglio che vada, il risultato finale del piano di pace sarà l’attribuzione alla “Palestina” di uno statuto di “colonia internazionale”, destino classico accordato dalla “pace dei dominanti” ai deboli ed ai vinti. Vi dice qualcosa “la pax americana”? Altro che pace, giustizia, libertà…
Ora, chi può affermare e credere che i cittadini Palestinesi, del Libano, ed i milioni di cittadini che da almeno due anni nel mondo intero hanno manifestato in difesa della Palestina e dei diritti del popolo palestinese potranno facilmente accettare lo scenario imposto dal presidente degli USA che si crede il signore mondiale al di sopra di qualsiasi altra Legge che i suoi decreti, e che ha ha fatto ingoiare all’altro signore mondiale, il primo ministro israeliano, che si crede, anche lui, per mandato divino, al di sopra della Legge?
Oggi la Palestina è diventata – è una sorpresa per molti – il simbolo della lotta mondiale contro il disprezzo totale da parte dei dominanti dei diritti universali e dei beni comuni pubblici mondiali e contro l’affermazione del totalitarismo coloniale planetario in nome dei dogmatismi di stampo religioso stile Israele sionista e quello di stampo più volgare, trumpiano, legato alla potenza suprema ed al dominio assoluto del denaro, un dogmatismo di violenza erede dell’impero americano che non vuole morire.
Penso, tra l’altro, alla grande iniziativa, luminosa, di cittadini di vari paesi del mondo, in particolare europei, di organizzare la navigazione di una Flotilla Global Sumud (una cinquantina di imbarcazioni con equipaggi interamente disarmati) verso la striscia di Gaza per portare viveri e medicinali ai Palestinesi malgrado il bloccaggio instaurato da Israele. Israele ha preso d’assalto le imbarcazioni della Flotilla in acque internazionali ed ha messo fine all’iniziativa e messo in prigione un buon numero di militanti, poi rilasciati. Ma i militanti hanno vinto in stima e riconoscimento in seno all’opinione pubblica mondiale sul piano etico e politico..
Sono convinto che la forza etica, sociale e politica così espressa non si indebolirà nei prossimi mesi se il piano di Trump dovesse essere messo in atto. La violenza dei dogmatismi autocratici ha sempre provocato disastri (persecuzioni, apartheid, guerre, genocidi) ma non ha mai vinto lo spirito di giustizia. Neanche la violenza del sistema America di Trump e del sistema genocidario del governo di Netanyahu vincerà. La lotta dei cittadini, del Sud globale come del Nord globale, lo impedirà.
Riccardo Petrella – Presidente dell’Istituto Europeo di Ricerca sulla Politica dell’Acqua a Bruxelles, è professore emerito dell’Università Cattolica di Lovanio (Belgio) dove ha insegnato “mondializzazione”. E’ promotore dell’Università del Bene Comune a Verona con la quale ha lanciato nel 2012 in Italia insieme a numerose organizzazioni l’iniziativa internazionale “Dichiariamo illegale la povertà – Banning poverty 2018”. E’ considerato il pioniere dell’acqua pubblica in Europa da cui è nato il movimento dell’Acqua Bene Comune in Italia. Fra i principali esponenti dell’altermondialismo ha creato nel 1991 il Gruppo di Lisbona, il cui rapporto “Limiti alla competitività” è stato tradotto in 12 lingue. Ha insegnato Ecologia umana all’Accademia di Architettura a Mendrisio (Svizzera).